Sentiamo parlare di sostenibilità da anni ormai, chiunque oggi utilizza questa parola per connotare aspetti molto vari e diversi tra loro: dalla sfera privata a quella imprenditoriale, dal contesto tecnologico a quello normativo, dalla tutela dell’ambiente all’attenzione per il sociale. La sostenibilità sta toccando ogni angolo della nostra esistenza come consumatori, imprenditori, dipendenti, educatori in quanto membri di un unico eco-sistema, sempre alla ricerca di una vita equilibrata e bilanciata (per noi) in tutte le sue declinazioni.
Una conferma su tutte: il Recovery Plan approvato dai leader europei il 21 luglio 2021 ne parla ampiamente. Di più, mette questo tema al centro di tutto, ponendo l’obiettivo chiaro di una transizione verso un’economia sostenibile a tutto tondo: ambientale, economica e sociale. Spetta ora ai governi attivare azioni concrete nei rispettivi Piani di rilancio nazionali.
Il concetto di sostenibilità ruota attorno a 3 principali pilastri: sostenibilità ambientale, sociale ed economica.
I tre pilastri sono da considerare in un rapporto dinamico e sinergico: il triangolo deve durare e mantenersi nel tempo. Senza uno dei tre, la sostenibilità non si può verificare.
A questi 3 pilastri aggiungiamo una quarta dimensione, quella legata alle persone, intesa come sviluppo di competenze e capacità umane che ci rendono consapevoli e ci permettono di fare della sostenibilità un vero e proprio stile di vita.
La sfera sulla quale vogliamo soffermarci, è quella che più ci riguarda, in cui possiamo davvero portare valore e che oggi più che mai ha un ruolo chiave in questo contesto: il business.
La sostenibilità non è sempre stata legata al business, anzi ci sono voluti tanti anni per far si che venisse riconosciuta la doverosa responsabilità delle aziende in questo senso.
Abbiamo fortunatamente superato l’idea che scelte sostenibili riguardino un’élite o possano essere perseguite attraverso la beneficenza. La sostenibilità non è un fenomeno di passaggio, né un’opzione. Non possiamo più ignorarne l’importanza né come individui né tantomeno come organizzazioni: non bastano le risposte di Stati, istituzioni, politica, servono risposte anche dalle aziende che — compreso a pieno il momento storico in cui stiamo vivendo — si prendano davvero in carico la responsabilità di “pesare meno” sulla sostenibilità dell’intero sistema. Per i propri consumatori, per i propri dipendenti, per sé stesse, per il bene di tutto l’eco-sistema.
“Tutte le volte che parlo con le persone l’interesse è altissimo e però non va di pari passo con l’azione e l’assunzione di responsabilità.” Azienda fashion
Il cambio di passo necessario è proprio questo: comprendere che, non essendo più una scelta, non lo faccio solo perché devo (direttive, leggi, normative, obbligo di pubblicazione del bilancio di sostenibilità, accesso al capitale, ecc.) ma perché ci credo e lo faccio diventare uno nuovo stile di vita. Questo cambio di concezione apre nuove opportunità e territori da esplorare, sia per l’individuo che per le aziende.
“La sostenibilità non è più una scelta, viene richiesta dal mercato. Se non sei sostenibile sei fuori dal mercato come fornitore e come brand.” Produttore di fibra tessile
Il bilanciamento tra il desiderio di essere sostenibili come atto di responsabilità nei confronti del mondo e l’opportunità di trasformare un business in senso sostenibile, è complesso. Sopraffatte dalla complessità, molte aziende evitano di rispondere a questa chiamata che interpretano come troppo sganciata da quello che fanno. Non è detto però che sia il business il punto da cui partire e non è detto che il cambiamento debba essere top down. Mettere in moto una riflessione aperta dentro l’azienda che porti le persone a ragionare su aspetti culturali e di processo, potrebbe essere un primo modo per sfidare questo tema, chiedendo il contributo di tutti per risposte più autentiche ed “emergenti”. In questo caso le persone delle aziende hanno un ruolo fondamentale, non solo come lavoratori ma proprio come un motore di cambiamento.
“La sostenibilità purtroppo alle volte vive di green washing. Il tema è ampio e le interpretazioni diverse per ognuno. Dare una risposta concreta e scientifica agli stakeholder con un linguaggio semplice non è facile.” Azienda fashion
Oltre alla volontà e all’impegno concreto e personale di ognuno, per intraprendere un percorso di trasformazione sistemico servono investimenti, competenze (quindi esperti) e design strategico.
Le opportunità tecnologiche e i mezzi di comunicazione aiutano a scoprire non solo desideri, fenomeni e aspettative ma anche a metterli in pratica in modo rapido. Ed ecco dove sentiamo di poter avere un ruolo: anche noi, attraverso le cose che facciamo, abbiamo il dovere di prenderci questa responsabilità e usare le nostre conoscenze ed esperienze per fare dei passi decisi verso una trasformazione sostenibile.
Il nostro compito è quello di accompagnare e supportare le aziende con cui lavoriamo attraverso quella che chiamiamo una “sustainability transformation”. Il passo verso la sostenibilità ha anche a che fare con il far propria la cultura del cambiamento, cioè la capacità di un’organizzazione di mutare sulla base di ciò che viene richiesto dal mercato e dalla società.
Questa capacità di adattarsi e cambiare rendendo i confini dell’azienda elastici è un fenomeno tipico dei nostri tempi, la velocità e l’accelerazione esponenziale di tutto ciò che ci circonda richiede proprio questo. L’abbiamo vissuto con la trasformazione digitale ieri, lo viviamo con la trasformazione verso la sostenibilità oggi, e lo vivremmo ancora domani con altre sfide trasformative che la vita ci presenta.
Per diventare un’azienda sostenibile oggi non è obbligatorio stravolgere completamente la propria realtà, ma integrare la sostenibilità nella propria strategia puntando a migliorare e a farlo in modo sempre più sistemico. Questo è quello che ci impegniamo a fare anche noi, cerchiamo di applicare il filtro della sostenibilità al nostro pensiero, alle nostre idee, alle nostre proposte, cercando di portarlo dentro progetti quanto più diversi tra loro.
People, technology e innovation: tre mondi interconnessi in cui facciamo dialogare le nostre competenze e le esigenze dei nostri clienti.
In linea con questa quarta dimensione della sostenibilità, che chiamiamo “human” si posizionano i progetti che mettono al centro le persone. H-FARM è da sempre interessata ad un’idea di innovazione fortemente connessa alle capacità ed esigenze umane delle persone.
Accompagniamo le organizzazioni nella selezione e progettazione di esperienze volte ad aumentare la consapevolezza delle persone sul tema, per adottare un approccio più proattivo e incoraggiare un maggior coinvolgimento da parte dei propri dipendenti e clienti, dentro e fuori dall’azienda. Alcuni esempi sono:
La tecnologia è un abilitatore di sostenibilità, gioca un ruolo chiave nel rendere rapidi, diffusi, equi i cambiamenti.
E allo stesso tempo, la tecnologia può essere un’ infrastruttura dispendiosa, inquinante, poco sostenibile: l’uso massiccio di digital device genera rifiuti non riciclabili (es. apparecchi digitali) e produce grandi consumi di energia (es. server dati, GPU per il mining di criptovalute, etc.).
Il nostro impegno è studiare a fondo i fenomeni, avendo consapevolezza di entrambi i lati della medaglia.
“La sempre maggiore adozione dell’Intelligenza Artificiale rappresenta una grande opportunità, per rivalutare ciò che abbiamo creato e per applicare questa tecnologia così da costruire un futuro più sostenibile e migliore per tutti.” UK’s Government AI Council
Il nostro passato ci rende particolarmente vicini e inseriti nel mondo delle startup e dell’innovazione: abbiamo la possibilità di attingere da un ampio network e fare scouting di migliaia di startup in tutto il mondo, allargando così i nostri orizzonti per trovare ogni volta partner e tecnologie più adatte.
Facciamo progetti di open innovation che, anche grazie al coinvolgimento di questi partner, aiutano a identificare, analizzare e integrare nuove tecnologie e soluzioni digitali, oppure a disegnare nuovi modelli di business. Ci occupiamo per esempio di:
E se provassimo a interpretare questo cambiamento nella direzione della sostenibilità come un necessario, urgente ma anche liberatorio, reframing nostro e delle organizzazioni? Uno spazio per rimetterci a fuoco nel mondo di oggi, ridefinire il ruolo che abbiamo, l’identità, il purpose che vogliamo dare al nostro lavoro. Lo sconvolgimento portato dalla recente pandemia ce lo ha insegnato: qualunque schema, anche quello più scontato, non basta a definire le infinite varianti della complessità che stiamo vivendo. Allora abbracciamola e iniziamo a muovere piccoli passi facendoci guidare da uno scopo ultimo ma costruendo la nostra personale strada, non rimandabile, verso la sostenibilità.